joe strummer

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martedì 17 aprile 2012

E guardo il mondo da un oblò, m'annoio una cifra

Giorno 0
Sono le 17.40, ora italiana. Quella locale proprio non saprei dire. Sono da qualche parte nel mezzo dell’oceano atlantico e di sotto  non si vede anima viva da 3 ore, a parte un peschereccio che ho intravisto un’oretta fa dal finestrino. Se a 900 km/h ci vogliono 2 ore, non voglio pensare quanto tempo gli ci vorrà per rientrare, ma per fortuna non faccio il pescatore.
E’ buio sull’aereo, o almeno le luci sono spente. L’atmosfera non si può dire entusiasmante: molti di noi, o almeno quelli che so essere del nostro gruppo, sono svegli da prima delle 5 del mattino e, a dare un’occhiata alle altre facce, non sembra che in molti abbiano avuto miglior sorte, almeno oggi. La metà di noi è intenta a guardare un telefilm d’altri tempi di cui ignoro attori e, fino a qualche minuto fa, esistenza. Davanti abbiamo la prospettiva di andare a dormire tra 12 ore, molte delle quali trascorse seduti in posizione da fachiro su questo prodigio di tecnica del terzo millennio. Certo, probabilmente l’aereo sarà più vecchio, probabilmente la scienza aeronautica sarà arrivata a estremi a me sconosciuti, ma per un ignorante della materia come me sembra già incredibile che si possa viaggiare a più di 120 all’ora. E poi, sull’acqua, senza nemmeno sfiorarla …
Finalmente poco fa sono riuscito a ricordarmi cosa significa non poter distinguere il cielo dall’orizzonte. Avrei voluto fotografarlo, ma cosa sarebbe uscito, un’unica macchia azzurra? Meglio vedere lo sfondo di windows, forse …
Per fortuna, oggi, paradossalmente, rallenta una vita vissuta nella lavatrice (passare da sopra a dentro è un percorso che dice già molto, ma questa è una battuta per pochi ed è giusto che tale rimanga). Solo ieri ascoltavo un operatore sociale che mi spiegava il senso del recupero della vita carceraria e oggi sono un po’ di metri sopra gli squali e le balene in attesa di assaggiare il platano locale. Anzi, proprio ora sto passando sopra a delle macchine chiare che potrebbero sembrare barche ma sono più propenso a pensare siano le increspature delle onde. Forse ci sono sempre stati, ma le nuvole spesso limitano il mio fondale ad un letto di panna montata o, più spesso, ad una nebbia lattiginosa neanche un po’ poetica. Il tutto, a 3000 km  dal più vicino pezzo di terra.

Ho un po’ conosciuto qualche membro della spedizione. Sarebbe spiacevole fare nomi e riferimenti, quindi parliamone in generale. Impegnati, impegnatissimi. Tosti, tostissimi. Speriamo che qualcuno svesta la corazza e la boria che per alcuni temo sia un po’ un marchio di fabbrica. Altri mi son simpatici a pelle, nella loro coerenza che non chiede nulla, nella semplicità non ostentata che dovrei tanto imparare anch’io. Ho un compagno di stanza di roboante fama. Io che sono qui per imparare sembra sia stato fortunato, almeno per questo. A volte il destino può essere beffardo (per gli altri, ovviamente, che io per certe cose credo di essere piuttosto adattabile)
Ora la nebbia si sta facendo abbacinante, anche se il tramonto dovrebbe avvicinarsi. E’ scaduto il tempo.

2 commenti:

  1. grazie Roberto per il tuo diario.
    Mi piace l'idea di sapere cosa succede dall'altra parte del mondo in questa esperienza unica e nello stesso tempo strana (almeno secondo me).
    Ma in quanti siete? Ci sono persone degli altri comuni oppure sei una mosca bianca?
    Se vuoi/puoi dicci anche chi sono così indaghiamo.....
    buon proseguimento e a presto!

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  2. Strana, è sicuramente strana. La delegazione italiana è di 28 persone, poi ci sono 22 spagnoli eun numero variabile di locali, che ancora non ho capito quanti sono, tra le varie nazionalità che compaiono. Di comuni ce ne sono alcuni, ma non posso svelare pubblicamente questi segreti, anche perchè uno mi ha detto che il suo sindaco gli ha detto di non dire a nessuno che è qui, altrimenti i suoi concittadini vanno in giro a raccontare che andiamo in giro a buttare i loro soldi...

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